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Stare con te


Grazie di avermi dedicato questo pezzo, amore. E' bellissimo e avevo tanto bisogno di sentirmi dire queste cose. Mi è piaciuto così tanto che lo metto sul blog per non perderlo!
Non dico mai che ti amo, i fiori non mi commuovono e raramente piango davanti a te.
Quando sono felice non lo do mai troppo a vedere, esattamente come quando amo.
Io non sono dolce e non ci credo alle storie infinite e ai baci da film, però due o tremila cose con te vorrei farcele.
Niente di che, assolutamente.
Litigare sotto la pioggia e poi tornare a casa e fare la doccia abbracciati.
Mangiare per tre ore di fila in un fast food, fino a stare male.
Ubriacarci e ballare canzoni stupide fino al mattino in un locale semivuoto.
Guardare un cartone animato al mese, tanto per non dimenticarci com'era essere puri.
Iniziare qualcosa nello stesso momento in cui lo inizi tu: un libro, una serie tv, una collezione, uno sbaglio.
Preparare un dolce mentre tu dormi sul divano.
Scriverti cose irripetibili sulla schiena con le dita.
Dirti che sei bello soprattutto quando non lo sei.
Dirti "ma che dici?" ogni volta che sostieni che io sia bella, e sentirti rispondere che lo sapevi che avrei risposto così, che ormai sono un libro aperto.
Comprare un videogioco e chiudermi in casa con te per un fine settimana nella speranza di finirlo.
Andare in Giappone.
In Egitto.
Al mare.
Aspettarti ogni sera perché tanto io tornerò prima di te a casa.
Darmi da fare per essere una di cui si va fieri anche oltre l'amore.
Stare con te.
Stare con te.
STARE CON TE.
E non importano gli anniversari, e non importa che tu mi risolva i problemi e non importa che tu sia sempre innamorato pazzo.
Non mi importa niente.
Io voglio solo stare con te....                                          (Susanna Casciani) 

Il cuore dei giovani è come le ossa dei vecchi

Copyright immagine Ivano Fusetti


Scriverti.
Scrivere. Sono passati mesi e forse è troppo tardi per tutte quelle parole che avrebbero voluto sciogliersi nell’aria, trasformandosi in vibrazioni e suono e provocare reazioni. Le ho tutte ingoiate, una ad una, a manciate, come sabbia asciutta che mi ha impastato la bocca, graffiato la gola, soffocandomi, andando a finire addormentate sul fondo di quel gorgo che chiamano anima e da cui cerco di salvarmi ogni giorno.
Credi nel destino, tu. Quindi dovrei pensare che questa storia era già scritta, molti anni fa, scritta dal giorno in cui sono nato. Oppure c’è stato un intoppo nel meccanismo e così, come quando digiti una cifra al posto di un’altra e finisci per chiamare la persona sbagliata, devono aver infilato la mia anima in un corpo sbagliato. Uno a caso. Perché se davvero questa era una storia già scritta, ed era scritta proprio così, devo ritenere di essere il personaggio di uno scrittore davvero stronzo.
Scriverti? Non mi rispondi mai e non sono nemmeno così sicuro che mi ascolti il più delle volte. Ti avrei parlato di me, di quel dolore che mi dimora in fondo all’animo e non si è staccato da me un solo giorno, una sola ora, di questa fottutissima vita.
Ti avrei detto qualcosa di questo silenzio a cui mi sono legato con lacci stretti, per non morire affondando in qualcosa che non sia il silenzio stesso. Il mio. Perché il tuo mi ferisce, come taglio scolpito su altri tagli, più vecchi. Alcuni profondi come solchi nella terra, ma senza la promessa di una vita futura. Solo il dolore saltuariamente risvegliato dall’umidità dei ricordi, il cuore dei giovani è come le ossa dei vecchi.
“Scrivi una storia che non ti riguardi”. Ma è una cosa che non esiste! Come fa a non riguardarti se è venuta fuori dalle tue mani, dalla tua testa, dai tuoi occhi? Ed ogni riga, prima di essere una riga, composta e pulita sul suo lenzuolo di carta, si è impregnata del tuo sangue, del tuo sudore, della tua saliva, contaminata senza via di scampo dai tuoi ricordi, sorrisi, malumori. Quello che scrivo è così. E mi riguarda. Anche più della sigaretta che mi si spegne tra le dita in questo momento. Sta tutto qui dentro, incastrato (anche un po’ malamente, lo confesso) nel precario equilibrio di confine tra un’anima giusta ed il suo corpo sbagliato. O viceversa.
Eccoti. Doccia appena fatta, capelli bagnati, pelle che è profumo e colore e vita e invito continuo per i miei poveri occhi stanchi di questa notte.
-  Che fai? – butti lì, senza che davvero ti interessi la risposta, solo per spezzare il silenzio che si è steso nell’aria per tutta la stanza.
- Rileggevo degli appunti – butto lì, consapevole del fatto che non ti interessa davvero la risposta. Nella speranza di ricomporre il silenzio con cui avevo ordinatamente riempito tutta la stanza.
Osservo, senza commentare, le tue mani e le trovo nude anche oggi, nude come tutte quelle mani che riempiono di gesti l’aria, le strade, città intere, ma che non trovano un posto, una casa, un amore.
Non porta più l’anello”. Ho pianto di nascosto quella notte, occhi tra le mani, seduto in giardino al freddo di novembre per illudermi che fosse colpa del cielo se stavo tremando. È così da quando ti conosco, ho sempre cercato di trovare scuse al mio dolore che ti scagionassero. Giustificazioni che ti salvassero. Perché agli occhi del mondo tu fossi sempre in ordine, perfetta, tale e quale eri e sei ancora per il mio cuore.

Ma eri tu. In tutti questi anni il mio dolore eri tu. E a sbagliare sempre io.

Sindaco delle Scimmie 09.12.2013

Non ho più un cuore



Non ho più un cuore.

Sterno prolungato
infisso nel petto
Lama affilata
che penetra il buio

Emoglobina incandescente,
stella morente

Non ho più un cuore.

Buco nero
di petali infranti
cristalli virali,
anelli mancanti

Non ho più un cuore
ma un urlo sanguinante
che cola
ricoprendo ogni cosa.

Sindaco delle Scimmie 12.08.2013