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Silenzio



Assolutamente inutile dire che il giorno non passa, che la notte non arriva, che i pensieri non si stancano, che io sono esausta e la tristezza non si arrende mai. Del tutto insignificante dire che mi mancano le parole, che mi si ferma il respiro, che mi è negato il sorriso, che tu non ci sei. E' un dolore pungente ed incessante a cui non ci si può abituare. Ed è permanente. E' una situazione che non cambierà. Sono due lingue diverse, due strade che arrivano a passarsi vicinissime, tanto da permetterci di guardarci, di toccarci, ma che nonostante gli sforzi non si incrociano mai. Il silenzio. Il silenzio è quello che mi uccide. Un po' come un paletto nel cuore per un vampiro o una pallottola d'argento per un licantropo. Il silenzio è quello che mi può ammazzare. Ed è la tua arma migliore, la preferita. Nel silenzio non ci sono lacrime che consolano, poesie che svuotano, grida che placano. Nel silenzio non c'è niente. C'è solo la tua assenza. E il mio gridare il tuo nome verso un vuoto che non può sentirmi. Avrei voluto che mi odiassi, che m'insultassi, che mi rompessi il naso, che mi prendessi a calci. Sentirti. Anche dolorosamente. Ma viva, pulsante, presente. Questo essere estranei è come prenderti ciò che chiedevi a dicembre, ma stavolta senza chiederlo. Vedersi ma senza stare insieme. Amarsi ma senza legarsi. Io so quanto è vero ciò che dici, del mio carattere insopportabile, della mia situazione per te inaccettabile, odiami, detestami, tradiscimi, piantami un coltello in un fianco. Ma a vivere questo silenzio io non ce la faccio. E' come morire in ogni istante. Ad ogni respiro. Uccidimi, ma parlami mentre lo fai, tienimi la mano e morirò sorridendo. Così non ce la faccio. E' dicembre ogni giorno e io dicembre nella mia vita non ce lo voglio più. Non posso superarne un altro. Non posso. 

Echi d'infinito

Bellissima davvero questa versione



Itaca

Paroli d'amuri

Questa è per te... 

"gira la pagina del mio cuore, non c'è mistero, solo parole d'amore"

Finu a dumani

Requiem for a dream

L'uomo che amavi

"Il poeta è un fingitore
finge così totalmente
da fingere che è dolore
il dolore che davvero sente"
                                     Pessoa

"Noi non ci realizziamo mai.
Siamo due abissi - un pozzo che fissa il cielo."
Pessoa


"La stanchezza di tutte le illusioni e di tutto ciò che c'è nelle illusioni - la loro perdita, l'inutilità di averle, la prestanchezza di doverle avere per perderle, il rammarico di averle avute, la vergogna intellettuale di averle avute sapendo che avrebbero fatto tale fine. La coscienza dell'incoscienza della vita è la più vecchia imposta sull'intelligenza. Ci sono intelligenze incoscienti - brillii dello spirito, correnti di pensiero, misteri e filosofie - che hanno lo stesso automatismo dei riflessi corporei, come la gestione che il fegato e i reni fanno delle loro secrezioni." (Pessoa)
Quando non so più che dire, quando ho finito di scavare e anche di raschiare il fondo, parlo con le parole di qualcun altro. Cerco chi possa aver descritto come mi sento, perchè io non ne ho la forza, il tempo, la voglia di farlo. Oggi è uno di quei giorni, che le emozioni vorrebbero diventare parole e invece rimangono paralizzate sulla punta delle dita e della lingua. Non si fanno prendere, non si fanno plasmare; il silenzio m'inghiotte come una notte che scende veloce dietro di me, senza scampo, senza possibili ripari. Il buio non ha consistenza, entra ovunque, gas velenoso che ti intossica fin dentro la più remota cellula. Silenzio e lacrime, notte e pioggia. E non c'è niente di romantico nella notte o nella pioggia. E' solo buio, acqua. In cui soffocare, affondare, annegare. Le mie parole sono uccelli, rapaci, con artigli che feriscono, forse inconsapevoli, per istinto, perchè servono a dare nutrimento, a sopravvivere. Le mie parole sono uccelli, vanno in alto, planano, si perdono in cieli limpidi e sterminati oppure scendono in picchiata, senza paura, senza chiudere gli occhi, forza, istinto, passione. Senza le mie parole sono un nulla. Un nulla nel vuoto infinito. Meno di un granello di sabbia, più codardo di un animale che si finga morto per non morire davvero, il più misero dei miseri esseri viventi. Chiedermi di non parlare equivale a mettere dei lacci alle zampe di quei rapaci, dir loro "puoi volare, ma solo fin qui". E' pazzia, disperazione, morte prematura. Non sono io quella che sa fare gesti eclatanti, il massimo che mi riesce è di chiedere scusa o dire ti amo. Soffro. Amo. Dico un sacco di cazzate. Scrivo. Non sono fatta per questo mondo e non permetto a nessuno di entrare nel mio. Condivido tutti i miei pensieri, le cose che escono dalle mie mani, ci sono spiragli in me, che basterebbe coglierli per infilarsi lì dentro e vedere che cosa ci nascondo. Qualcuno ogni tanto ne vede uno e ci s'infila dentro. La maggior parte delle volte non è così. E chi ci entra se ne scappa via presto... dal mio pozzo profondo (istinto, passione, cuore). Sì, aspetto che il giorno finisca, è così che oggi mi sento.  



L'uomo che amavi
                            l'uomo che ti amava
quello a cui tremavano le gambe
               perso dentro i tuoi occhi
                        e in ogni tuo sorriso
                                                       equilibrista
                    sopra i fili del tuo cuore
    anelli sul comodino
        lacci nei capelli
           poesie tra le coperte

                         L'uomo di ieri
è solo il riflesso                        in uno specchio
                 la testa di un vecchio
                  le rughe di un tempo
non ha più anelli tra le dita
       le dita tra i tuoi capelli
           i tuoi capelli sul petto
L'uomo di ieri
       ha gli occhi chiusi
le mani stanche
          le tasche piene
di sogni in pezzi

L'uomo che amavi è diventato un altro uomo
che, seduto, aspetta.

Non ho tempo per scrivere d'amore




Non ho tempo per scrivere d'amore.
  Ho le mani occupate
    la bocca piena
      un appuntamento alle otto
        un letto da rifare
          una donna nel letto
            un figlio nella donna.


Non ho tempo per scrivere d'amore.
  Ho gli occhi chiusi
    i piedi addormentati
      la carne sul fuoco
        una vita da rifare
          un amore nella vita
            una poesia nell'amore.
Sindaco delle Scimmie 27.06.2011

Era ora! (fa-cagare-time)

Ahahah... finalmente qualcuno mi ha regalato la prima risata di quest'inizio settimana! Ho dovuto aspettare ben 13 giorni prima che qualche ligua glabra si decidesse a votarmi con un "fa cagare"... (in riferimento alla canzone degli Squallor)  ahhaha Grazie anonimo votante! Un "fa cagare" sincero e spontaneo è meglio di una lusinga che non viene dal cuore... :) Buon lunedì e buona settimana a tutti! 

Ti ho conosciuta in un club

Quando sarò vecchio


Quando sarò vecchio sarò vecchio
nessuno dovrà più venirmi a rompere i coglioni
Quello che avrò fatto l'avrò fatto
vorrò soltanto stare a ricordare i giorni buoni
Molti che conosco saran morti
sepolti sopra metri di irriconoscenza
Me ne starò vecchio a ricordare
che non ho ringraziato mai a sufficienza
Chi mi regalò qualche rima baciata
Chi mi ha fatto stare bene una serata
Chi mi ha raccontato qualche bella storia
anche se non era vera

Quando sarò vecchio sarò vecchio
di quelli che nessuno vuole avere intorno
Perchè ha fatto tutto ha visto tutto
e non sopporta quelli che ora è il loro turno
Mi rispetteranno come si rispetta il tempo che
separa lo studio dall'esame
Spero di esser sazio dei miei giorni
eviterà il mio sguardo chi c'ha ancora fame
Nella notte ascolterò disteso
la goccia inesorabile di un lavandino
che scandisce il tempo come un assassino
come un assassino

E poi magari un sabato di maggio,ad una stella chiederò un passaggio
E a tutti i prepotenti dirò ancora
Con me voi non l'avrete vinta mai!
E poi una domenica mattina,ancora sulla pelle il tuo profumo
a tutti i prepotenti dirò forte
Con me voi non l'avrete vinta mai!

Quando sarò vecchio sarò vecchio
di sbagli inevitabili ne avrò fatti 200
E per quelli che io ho fatto apposta
non starò certo lì a offrir risarcimento
Se non sarò in grado quando è ora
mi va di farlo adesso che sono cosciente
Prima che durezza ci separi,ringrazio tutti quanti
infinitamente
Quando sarò vecchio punto e basta
la vita che finisce mostrerà il suo culo
Con la mia pensione di soldato
si sarà consumato tutto il mio futuro
Darò del cretino a chi mi pare
dirò che tutti i libri non servono a niente
E che mille secoli di storia
non valgono un secondo vissuto veramente
Con chi ha combattuto per restare vivo
con chi mi ha aiutato mentre mi arrangiavo
Con chi mi ha insegnato qualchecosa che risplende dentro di me

E poi magari un sabato di maggio,ad una stella chiederò un passaggio
E a tutti i prepotenti dirò ancora
Con me voi non l'avrete vinta mai!
E poi una domenica mattina,ancora sulla pelle il tuo profumo
a tutti i prepotenti dirò forte
Con me voi non l'avrete vinta mai!

Schiava mia - Neruda


Schiava mia, temimi. Amami. Schiava mia!
Sono con te il tramonto più ampio del cielo,
e in esso la mia anima spunta come una stella fredda
Quando da te si allontana i miei passi tornano a me.
La mia stessa frustata cade sulla mia vita
Sei ciò ch'è dentro di me ed è lontano
Fuggendo come un coro di nebbie inseguite.
Vicino a me, ma dove? Lontano, ciò ch'è lontano
e ciò che essendo lontano cammina sotto i miei piedi
L'eco della voce oltre il silenzio
E ciò che nella mia anima cresce come il muschio sulle rovine.
Pablo Neruda

.. ...


Se oggi ti chiedessi: "cos'hai provato?" tu saresti in grado di rispondere? Io non ne sono capace... Piango ancora come una scema. Tutte, tutte indistintamente nostre, fuori dai momenti, fuori da ogni tempo, evolvendosi con noi... tutte. Ma questa, la nostra, la prima... Ancora ti vedo... Nemmeno ti sei accorta che era iniziata, bella che sei, io... Io non lo so spiegare, non so se è partita prima la canzone o le mie lacrime. Credevo che il cuore mi sarebbe scoppiato, o che se ne uscisse da qualche parte del mio corpo, lasciandomi lì in mezzo alla gente. Non trasformerò in parole l'emozione di ieri, è troppo bella, che me la tengo per me e me la piango tutta così per com'è stata. Un viaggio profondissimo. 

Panta rei




Nel parto eterno,
nel dolore incessante
di plasmare ogni giorno
forme nuove per saziare il mio ego,
versi e rime per sfamare l'agonia.
Tutto scorre,
fuori e dentro,
nell'anima, 
sputo di specchio,
          sudore
                 pensieri
                         mani sui fianchi
Tra le braccia di un bambino:
un vecchio.


Nasco e muoio ogni giorno.
Sindaco delle Scimmie 24.06.2011

Sono




Sono.
un suono liquido
che si versa
senza più ritmo.
Acqua. Cristalli di sale. Luna calante.


Sono. 
Distanza impercorribile
Vuoto incolmabile.


Sono.
Tungsteno incandescente
Parole e vino 
nei rigurgiti di un ubriaco.


Sono.
Veleno e antidoto
Tutto e niente
Brusio di una voce nel sonno.


Sono.
Il pianto di un bambino
Corteccia bruciata
Tempo di fili sospesi e di non ritorni.


Sono. 
Tutto quello che sono.
Tutto quello che non sono.


Forse niente di ciò che avrei dovuto.
Sindaco delle Scimmie 24.06.2011

La foglia - Umberto Saba



Io sono come quella foglia - guarda -
sul nudo ramo, che un prodigio ancora
tiene attaccata.

Negami dunque. Non ne sia rattristata
la bella età che a un'ansia ti colora,
e per me a slanci infantili s'attarda.

Dimmi tu addio, se a me dirlo non riesce.
Morire è nulla; perderti è difficile.

Non sono nessuno




Sono la periferia di una città inesistente, il commento prolisso a un libro non scritto. Non sono nessuno, nessuno. Non so sentire, non so pensare, non so volere. Sono una figura di un romanzo da scrivere che passa aerea ed evanescente senza essere esistita, fra i sogni di chi non mi ha saputo completare. 
Penso sempre, sento sempre; ma il mio pensiero non contiene raziocini e la mia emozione non contiene emozioni. Da una botola lassù, sto precipitando nello spazio infinito, in una caduta senza direzione, infinitupla e vuota. La mia anima è un maelstrom nero, una vasta vertigine intorno al vuoto, il movimento di un oceano infinito intorno a un buco nel nulla, e nelle acque che più che acque sono vortici, fluttuano tutte le immagini che ho visto e sentito nel mondo - ci sono case, volti, libri, casse, echi di musica e sillabe di voci, in un turbine sinistro e senza fondo.
E io, proprio io, ne sono il centro che esiste solo per una geometria dell'abisso; sono il nulla intorno a cui questo movimento gira, come fine a se stesso, con quel centro che esiste solo perchè ogni cerchio lo possiede. Io, proprio io, sono il pozzo senza pareti, ma con la viscosità delle pareti, il centro di tutto con il nulla intorno.
E in me è come se l'inferno stesso ridesse, senza neppure l'umanità dei diavoli che ridono, la pazzia gracidante dell'universo morto, il cadavere ruotante dello spazio fisico, la fine di tutti i mondi che fluttua oscura al vento, disforme, anacronistica, senza che Dio l'abbia creata, senza neppure se stessa che sta girando nelle tenebre delle tenebre, impossibile, unica, tutto.
(Fernando Pessoa - Il libro dell'inquietudine)

Children sometimes come back



Dagli anfratti impenetrabili
delle memorie perdute
o dagli angoli di remote
case dimenticate,
soffocando tra gli strati
di antica polvere,
delle volte il vento
fa cigolare un'altalena
e sull'altalena un bambino
sul bambino sorrisi e cielo
e sul cielo l'ombra cupa dei sogni morti.

Dagli scuri traballanti
di una vecchia finestra
o dal retro pallido
di una foto ingiallita,
soffocando tra i miasmi mortiferi dell' è-non-è,
l'altalena usurata, rossa di fatica,
non cigola più,
il bambino si rade da anni pensieri e ambizioni
con lame affilate
e sul cielo padroneggiano inafferrabili
le ombre scure dei sogni agonizzanti.

The end

Le cose che non ti dico



Le cose che non ti dico 
sono carezze di cnidae,
sono i nodi scorsoi 
che mi sospendono l’anima,
le tenie divoratrici 
di pensieri e sonno,
il lastricato della discesa.

Le cose che non ti dico
sono buchi nella mia memoria,
neonati ipotermici,
cellule malfunzionanti
che mi corrodono organi e arterie

Le cose che non ti dico
sono strappi,
strappi nella carne
di sogni scuciti e 
grondanti secrezioni rossastre
che mi sporcano il pavimento,
che mi danno il tormento,
che mi costringono invano
a cercare unguenti cicatrizzanti

Le cose che non ti dico
sono quelle che tu non vuoi sentire
sono il peso che mi piega la schiena
il sonno che mi chiude gli occhi
i lacci che mi rallentano i passi,
il destino,
che non conosce sconfitta.

Mad World

La mia canzone preferita.... forse in assoluto.... 

Chi sono? - A. Palazzeschi

Non posso dire che Palazzeschi sia uno di quelli che mi fanno tremare l'anima... ma questa... parla di me....




Chi sono?
Son forse un poeta?
No certo.
Non scrive che una parola, ben strana,
la penna dell'anima mia:
follia.
Son dunque un pittore?
Neanche.
Non ha che un colore
la tavolozza dell'anima mia:
malinconia.
Un musico allora?
Nemmeno.
Non c'è che una nota
nella tastiera dell'anima mia:
nostalgia.
Son dunque...che cosa?
Io metto una lente
dinanzi al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell'anima mia.

Sono io


Sono io quella che aspetta
e ogni volta rimane in silenzio
sono io quella che ascolta
e che porge l'altra guancia
sono io quella che sogna
e si sveglia sognando ancora
una carezza che non sia menzogna
un istante da sognare ancora
Sono io quella che sbaglia
che confonde la passione
la passione con l'amore
togliendosi ogni voglia
sono io senza un padrone
senza un posto dove andare
tra le nuvole e il mio cielo
il mio cielo e una canzone
Sono io quella che ha visto
un'ennesima stagione
finire dentro un vicolo cieco
finire come un'illusione
Sono io quella che spera
che arrivi presto un mondo nuovo
cosi nuovo da essere vero
da essere vero
E alla fine poi rimane
a vegliare sull'utopia
a parlare di democrazia
e altri luoghi comuni
Sono io quella che uccide
un sentimento o una speranza
e poi muore per amore
se non cede all'indulgenza
Sono io quella
che sogna
e si sveglia sognando ancora
una carezza che non sia menzogna
un istante da sognare ancora
Sono io quella che vuole
dare un senso alla sua vita
sono io quella che grida
che non è finita
Sono io quella che vuole
dare un senso alla sua vita
sono io quella che grida
che non è finita
che non è finita
che non è finita. 

Cesare Pavese

Impression, soleil levant - Claude Monet


In the morning you always come back


Lo spiraglio dell'alba 
respira con la tua bocca 
in fondo alle vie vuote. 
Luce grigia i tuoi occhi, 
dolci gocce dell'alba 
sulle colline scure. 
Il tuo passo e il tuo fiato 
come il vento dell'alba 
sommergono le case. 
La città rabbrividisce, 
odorano le pietre - 
sei la vita, il risveglio. 
Stella sperduta 
nella luce dell'alba,
cigolio della brezza, 
tepore, respiro - 
è finita la notte. 
Sei la luce e il mattino.

Bella - Pablo Neruda


Mi hai rimproverata ieri di non saperti dire come i miei occhi ti vedono bella... te lo dice Neruda al posto mio. 




"Bella, 
come nella pietra fresca 
della sorgente, l'acqua 
apre un ampio lampo di spuma, 
cosí è il sorriso del tuo volto, 
bella. 
Bella, 
dalle fini mani e dagli esili piedi 
come un cavallino d'argento, 
che cammina, fiore del mondo, 
così ti vedo, 
bella. 
Bella, 
con un nido di rame intricato 
sulla testa, un nido 
color di miele cupo 
dove il mio cuore arde e riposa, 
bella. 
Bella, 
gli occhi non ti stanno nel volto, 
non ti stanno nella terra. 
Vi son paesi, vi son fiumi 
nei tuoi occhi, 
la mia patria sta nei tuoi occhi, 
io cammino in mezzo ad essi, 
essi danno luce al mondo dove io cammino, 
bella. 
Bella, 
i tuoi seni sono come due pani fatti 
di terra cereale e luna d'oro, 
bella. 
Bella, 
la tua cintura il mio braccio l'ha fatta
 come un fiume quando 
è passato mill'anni per il tuo dolce corpo, 
bella. 
Bella, 
non v'è nulla come i tuoi fianchi; 
forse la terra possiede 
in qualche luogo occulto 
la curva e l'aroma del tuo corpo, 
forse in qualche luogo, 
bella. 
Bella, mia bella, 
la tua voce, la tua pelle, le tue unghie, 
bella, mia bella, 
il tuo essere, la tua luce, la tua ombra, 
bella, tutto è mio, bella, 
tutto è mio, mia, 
quando cammini o riposi, 
quando canti o dormi, 
quando soffri o sogni, 
sempre, 
quando sei vicina o lontana, 
sempre, 
sei mia, mia bella, 
sempre."

Buongiorno!


Buongiorno mondo... è domenica, il mio punto debole, prima che mi scenda in modo definitivo, mi sparo sta canzone che ce l'ho in testa da ieri! 

Winter Sonata

Assenze imposte



Questo mi porterà al distacco totale. Per sopravvivere alle assenze che hai deciso di impormi io non potrò fare altro che chiudermi sempre di più, perchè è una TUA scelta, che io subisco pesantemente, ma non accetto. Perchè è la cosa che mi fa più male, perchè mi fa impazzire, mi manda lontano. Anche in un giorno come oggi. E anche in un giorno come oggi mi dimostri che sei ferma nella tua decisione. Non resisterò a lungo. E mi cambi il verso delle lacrime in questa serata. Oggi mi hai detto "tu fai male ovunque" ed è vero, verissimo. Ma c'è un male che non è voluto, che è nel mio carattere del cazzo, nel mio andare fuori di testa, nel mio perdere il controllo. Tu con questa scelta fai male all'anima, la differenza è che lo fai volontariamente e consapevolmente. E questo non si può accettare, non da parte mia. Per come sono. Per come ti amo. Basta così poco, e tu non vuoi vedere. Mi mandi lontano. 

In un istante tutto il resto diventa invisibile

..  ...

Un diamante non è per sempre


Il tatuaggio è l'unico 'per sempre' in cui credo. 















LETTURA CONSIGLIATA

                                                              

100 anni di tattoos. La storia del tatuaggio dal 1914 a oggi

Di origini antichissime, a lungo diffuso solo sulle braccia di galeotti e marinai, il tatuaggio è oggi parte di un'esuberante cultura trasversale, ugualmente condivisa da giovani e adulti, studenti ribelli e frivole it-girl, e dal mondo della moda, del cinema e della musica. Dai piedi alla fronte, dal nero pieno ai colori più accesi: fotografie inedite illustrano i più straordinari esempi di una passione che non conosce crisi, rivelandone lo sviluppo durante la Grande Guerra, la diffusione tra gli ambienti underground, la rinascita degli anni Settanta, fino alle creazioni dei più affermati artisti contemporanei. La storia completa della body art, tra aghi e inchiostri.

Le mie parole sono mani




Ti sto parlando.

Ora che te ne vai
la tua voce,
luce di stella,
diventa riflesso tremulo
su sponde irrequiete

Notte,
pennellate di vernice arancio
e neon,
si allunga impalpabile,
inghiotte Budapest
e le sue case
si spoglia dai suoi colori
ti cerca negli angoli

Ti sto parlando.

Le mie parole
sono mani
i miei occhi
specchi in pezzi
i miei respiri onde,
ti trovano immobile

Il buio avvolge la città,
soffio che si ripete
all'infinito
Orizzonte livido
si ferma in bilico
sopra i miei occhi

Ti sto parlando.

Sono quell'acqua
che ti spacca in due,
che nel silenzio
della sera
scivola prepotente
fino a te

Adesso muoviti,
ma senza andare via...

Una sera senza motivo



Una sera senza motivo,
seduto in un caffè
di Lisbona,
in procinto di chiedere il conto,
staccherai lo sguardo
dalla strada,
dalla sedia un po' scomoda,
dai tram insonnoliti
in una luce
che annuncia
il tramonto

Volterai gli occhi
ad un ricordo senza tempo,
il dondolare di una voce,
il suono appena accennato
di una vecchia canzone.
Ricordo dolorante
di quando una sera
senza motivo
lei afferrò la tua mano
e dalla carne
bianca del suo amore
inventò nei tuoi pensieri
la sua vita

Una sera senza motivo
uscirai da un caffè di Lisbona,
dimenticando di pagare il conto,
di salutare gli amici,
il libro sopra il tavolino
e staccherai lo sguardo
e i passi barcollanti
ai bordi della sera incerta

Una donna,
bambino stretto in una mano,
è salita sul tram,
tra le sue braccia
si addormenta la città,
il bambino,
i tuoi ricordi.

Ti amavo a tal punto...

Marte e Venere - Louis Jean Francois Lagreneé

“No, neanche sull’incanto della prima notte i sensi avevano avuto un’influenza, sarebbe stato disonesto dire che la tua passione aveva suscitato la mia, e anche dopo era stato così: negli abbracci forsennati o dolcissimi non era il tuo corpo che cercavo bensì la tua anima, i tuoi pensieri, i tuoi sentimenti, i tuoi sogni, le tue poesie. E forse è vero che quasi mai un amore ha per oggetto un corpo, spesso si sceglie o si accetta una persona per la malìa inesplicabile con la quale essa ci investe, o per ciò che essa rappresenta ai nostri occhi, alle nostre convinzioni, alla nostra morale; però il veicolo di un rapporto amoroso rimane il corpo e, se quello non ti seduce, qualcos’altro deve pur sedurti. Il carattere, ad esempio, il modo di vivere o di comportarsi. E col tempo avevo scoperto che neanche il tuo carattere mi piaceva molto: con le sue smoderatezze, le sue ferocie, le sue sfuriate cattive e senza senso, le sue ebbrezze del primo stadio, secondo stadio, terzo stadio, le sue durezze di roccia, le sue chiusure da ostrica. Più tentavo di aprire l’ostrica per estrarne la perla, più essa mi resisteva colando un liquido nero, più scavavo la roccia in cerca di rubini e smeraldi più trovavo sassi e carbone. Il tuo bosco era pieno di sterpi, di spine, appena vi coglievo un fiore mi graffiavo, mi insanguinavo. […] Forse non ero innamorata di te, o non volevo esserlo, forse non ero gelosa di te, o non volevo esserlo, forse m’ero detta un mucchio di verità e di menzogne ma una cosa era certa: ti amavo come non avevo mai amato una creatura al mondo, come non avrei mai amato nessuno. […] Ti amavo al punto di non poter sopportare l’idea di ferirti pur essendo ferita, di tradirti pur essendo tradita, e amandoti amavo i tuoi difetti, le tue colpe, i tuoi errori, le tue bugie, le tue bruttezze, le tue miserie, le tue volgarità, le tue contraddizioni, il tuo corpo con le sue spalle troppo tonde, le sue braccia troppo corte, le sue mani troppo tozze, le sue unghie strappate. E certo l’amore non ha per oggetto un corpo, però anche se eravamo separati da un oceano quel corpo io lo portavo a letto con me. […] E forse il tuo carattere non mi piaceva, né il tuo modo di comportarti, però ti amavo di un amore più forte del desiderio, più cieco della gelosia: a tal punto implacabile, a tal punto inguaribile, che ormai non potevo più concepire la vita senza di te. Ne facevi parte quanto il mio respiro, le mie mani, il mio cervello, e rinunciare a te era rinunciare a me stessa, ai miei sogni che erano i tuoi sogni, alle tue illusioni che erano le mie illusioni, alle tue speranze che erano le mie speranze, alla vita!”
(Oriana Fallaci - Un uomo)

Seta



Avevo tra le mani
un filo rosso
di seta
E mi piaceva
così tanto
che lo chiamai
AMORE

Avevo nel mio letto
una fanciulla
d'avorio
E mi piaceva
così tanto
che la chiamai
per nome.

Carezze candide
erano le sue mani
Baci di miele
le sue labbra dipinte.
Rideva,
si dimenava,
scappava.

Un giorno
volle giocare
col mio filo rosso
e le piacque
così tanto
che lo chiamò
DOLORE

Punti di vista



E parlando di punti di vista parlo di salite e discese. Convenzionalmente la salita è considerata in modo negativo, la salita è ostacolo, difficoltà, fatica, dolore. Ma stanotte mi sono detta che in fondo la salita la preferisco alla discesa. E' fatica, verissimo, ma alla fine di quella fatica c'è la meta, il traguardo, la realizzazione, la boccata d'aria, la luce, il panorama mozzafiato. E allora ne è valsa la pena. 
La discesa... è infida, perchè la prendi con leggerezza, non la senti, quando capisci che la stai percorrendo sei già un bel pezzo avanti. Così mi sono sentita. Ho aperto gli occhi e ho visto davanti a me una cazzo di discesa lunghissima. L'inizio della fine, alcuni la chiamano. 
Corde, meravigliose, che sostengono, che legano, come le corde con cui giochiamo. Nodi... te lo ricordi il primo nodo? Quello che ti ha stretto l'anima e ti ha tolto il respiro. Eri bellissima. Ma a forza di usarle e tirarle anche le più belle e resistenti si usurano... fino a spezzarsi. E dentro di me se ne sono spezzate parecchie stanotte. A cominciare dalle corde vocali, paralizzate dal pianto e sopraffatte dal silenzio. Il silenzio di un'estranea. 

Estranei


Guardaci, guardaci adesso
non c'è più un gesto non c'è compromesso
e lo capisco dal tono diverso di voce
con cui mi dici: stasera ho da fare... non mi aspettare

Estranei a partire da ieri...
siamo due estranei a partire da ieri

La strada da prendere


Mi batte forte il cuore al ritmo dei tuoi passi
vite in comune per due così diversi
ti porterei al mare adesso, se me lo chiedessi tu

Le storie d'amore a volte sono trappole
per il lieto fine ti spingi oltre il limite
fino all'altare adesso, che non me lo chiedi più

Ti voglio perché so che sei così
e io sono diverso
come quando parlo e tu non parli
e non capisco a cosa stai pensando

Ma sai comunque darmi l'illusione
che vivere è un miracolo
proprio quando io, perso nel mio umore
non riesco più a capire quale sia

La strada da prendere
da non confondere
con tutte quelle cose
che non meritano niente

Fai che sia l'amore il dono di un sorriso
a scioglierti i capelli e illuminarti il viso
i giorni e le ore che abbiamo condiviso
restano dentro di me

Ti voglio perché so che sei così
e io sono diverso
forse ancora in fondo un po' perso dentro qualche ingenuità

Ma sai comunque darmi l'emozione che vivere è un miracolo
anche quando io, perso nel mio umore, non riesco più a capire dove sia

La strada da prendere, da non confondere
con tutte quelle cose che non meritano niente

Istinto, passione, cuore

Questo ho detto di me. 
ISTINTO che mi fa puntualmente agire prima di aver pensato. Ne combino di cazzate, ne combino a quintali, ho la fortuna di saper riconoscere i miei errori, di saper chiedere scusa. Forse non ho la fortuna di conoscere il pentimento (che a mio parere non equivale all'ammissione dell'errore), perchè ci si pente e si impara, dallo sbaglio intendo, almeno così dicono. Ma l'istinto è istinto e questo imprinting dell'imparare mi manca, come tante altre cose del resto. Istinto di sopravvivenza, istinto animale. Quando fiuto, mordo o molto terrenamente mi accoppio come un lupo, o un cane (non sono di razza, piuttosto un interessante bastardo). L'istinto è un po' come la forza d'inerzia, tu ti fermi, ma lui ti dà l'ultima spinta, quella cruciale, con contraccolpi pericolosissimi e micidiali. 
PASSIONE che mi permette di affondare fino all'anima in tutte le cose che faccio, anche quelle che non mi piacciono, se decido di farle. Quella che mi regala la meticolosa attenzione e lentezza nell'assaporare poesie, dipinti, giorni di sole, curve di donna. Credo che la mia io amo così ne dica abbastanza a tal proposito. Passione per la verità, per la conoscenza, per l'essere umano, passione nel difendere certi ideali che si è persa lungo il cammino, ma di cui ancora ricordo il calore e gli odori. 
CUORE che alla fine è quello che ci frega tutti. Che poi sia il cuore o l'anima o chissà quale succo di misteriosa insita essenza, poco importa. Io lo chiamo "il mio pozzo profondo", quel posto dove mi sforzo di non trascinare le persone che amo. Pieno di luci e colori e suoni e fiori meravigliosi, ma pullulante d'insidie, di anfratti neri, di vizi, di tristezze così profonde e fumi così densi che io a stento mi districo dopo 32 anni di faticoso allenamento. Eppure sì, ho imparato a muovermi anche in quel fondo oscuro, a saperne perfino uscire. 
Istinto, passione, cuore. Questo sono io e, per rubare alla letteratura, "uno, nessuno e centomila". Una spiaggia bellissima, che quando la guardi da vicino, da molto vicino, non è altro che sabbia... che tra le mani sfugge.