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Piangi Roma



Ridi Roma, godi amore,
nonostante il temporale,
metto i panni ad asciugare,
piangi Roma, ti fa bene...

Genesi



Vorrei un figlio da te che sia una spada
lucente, come un grido di alta grazia,
che sia pietra, che sia novello Adamo,
lievito del mio sangue e che risolva
più quietamente questa nostra sete.
Ah, se t'amo, lo grido ad ogni vento
gemmando fiori da ogni stanco ramo
e fiorita son tutta e d'ogni velo
vo scerpando il mio lutto
perché genesi sei della mia carne.
Ma il mio cuore, trafitto dall'amore
ha desiderio di mondarsi vivo.
E perciò dammi un figlio delicato,
un bellissimo, vergine viticcio
da allacciare al mio tronco, e tu, possente
olmo, tu padre ricco d'ogni forza pura
mieterai liete ombre alle mie luci.
(Alda Merini)

Oggi



Mi lascia stretto
il silenzio,
corpo trafitto dal tempo,
occhi incollati alla notte
                                o al giorno che poteva essere...

M'imbratta il petto,
si attacca alle mani,
sangue o bile
di luna che cala
e che non piange.

Mi lascia steso
il silenzio,
sul nudo sudario di maestrale,
stelle incollate alla notte
                                        o al giorno che non ci sarà...

Sindaco delle Scimmie 11.10.2012

Il mito delle metà



Durante il simposio, prende la parola anche il commediografo Aristofane e dà la sua opinione sull'amore narrando un mito. Un tempo - egli dice - gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non v'era la distinzione tra uomini e donne. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due: da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà, trovando la quale torna all'antica perfezione.

Mi sembra che gli uomini non si rendano assolutamente conto della potenza dell'Eros. Se se ne rendessero conto, certamente avrebbero elevato templi e altari a questo dio, e dei più magnifici, e gli offrirebbero i più splendidi sacrifici.

Ode al suo aroma



Mia soave, di cosa odori?
Di che frutto?
Di che stella? Di che foglia?

Presso
il tuo piccolo orecchio
o sulla tua fronte
mi chino,
ficco
il naso tra i capelli
e il sorriso,
cerco di riconoscere
la stirpe del tuo aroma:
è soave, ma
non è fiore, non è coltellata
di penetrante garofano
o impetuoso aroma
di violenti
gelsomini,
è qualcosa, è terra,
è
aria,
mele o legnami,
odore
di luce sulla pelle,
aroma
della foglia
dell’albero
della vita


con polvere
di strade
e freschezza
d’ombra mattutina
alle radici,
odor di pietre, di fiume,
ma
più simile
a una pèsca,
al tepore
del palpito segreto
del sangue,
odore di casa pura
e di cascata,
fragranza
di colomba
e capelli,
aroma
della mia mano
che perlustrò la luna
del tuo corpo,
le stelle
della tua pelle stellata,
l’oro,
il grano,
il pane del tuo contatto,
e lì,
per tutta la lunghezza
della tua luce furiosa,
sulla tua circonferenza d’anfora,
sul calice,
sugli occhi del tuo seno,
fra le tue ampie palpebre
e la tua bocca di schiuma,
su tutto
lasciò,
la mia mano lasciò
odor d’inchiostro e selva,
sangue e frutti perduti,
fragranza
di obliati pianeti,
di puri
fogli vegetali,

il mio stesso corpo
sommerso
nella freschezza del tuo amore, amata,
come in una sorgente
o nel suono
di un campanile
lassù
tra l’odore del cielo
e il volo
degli ultimi uccelli,
amore,
odore,
parola
della tua pelle, dell’idioma
della notte nella tua notte,
del giorno nel tuo sguardo.
Dal tuo cuore
sale
il tuo aroma
come dalla terra
la luce fino alla cima del ciliegio:
sulla tua pelle io fermo
il tuo palpito
e odoro
l’onda di luce che ascende,
la frutta sommersa
nella sua fragranza,
la notte che respiri,
il sangue che esplora
la tua bellezza
fino a giungere al bacio
che mi attende
nella tua bocca.

(Pablo Neruda) 

Ti preferisco zitta e nuda



Ti preferisco zitta e nuda,
che nessuna musica
parola
o voce
mi distolga dal tuo sguardo
e dalla tua bocca perfetta.

Io sono un niente.

Sono l'uomo che ero e non lo sono più.
Sono quello che vedono i tuoi occhi:
un mendicante d'amore
un bruto
un pasticcere
un ubriaco che canta
un pazzo
un prigioniero.

E sono folle
                  folle
                          folle
                                 d'amore per te. 

Ti preferisco zitta e nuda,
che non ho più parole per vestirti
e niente con cui scaldarti

e tu sei piccola e tremi 
                                   tremi
                                            tremi d'amore per me. 

Sindaco delle Scimmie 23.08.2012

E' molto facile amare le cose belle.




E' molto facile amare le cose belle. Rimanere incantati davanti ai colori sgargianti di un fiore, le linee perfette di un dipinto, la maestosità di un edificio, la profondità di un paio d'occhi. La Bellezza si offre a chiunque. A qualunque sguardo. E' che non ti puoi limitare ad amare solo la buccia delle cose, nè ad amarle tutte. Nel più profondo del cuore ci puoi mettere solo un fiore, solo un paio d'occhi. Solo una città, solo una donna. E a volte sono due posti e due amori che si rassomigliano molto.
Stanotte ho rivisto la mia città. Il cuore della mia città. E ancora una volta ho imparato che l'amore è questo. Questo che sento. Perchè amare le cose belle è molto facile, o amarne solo la buccia. Ma dietro le bucce ci sono le cose vere. E le cose vere non sempre sono belle. Ma per amarle davvero ci devi entrare, devi imparare a conoscerle e se, dopo averle conosciute, quelle cose ti piacciono ancora, allora le ami davvero. Perchè anche nel palazzo più bello, dentro c'è un muro dove attecchisce la muffa, una stanza dove d'inverno fa troppo freddo e d'estate troppo caldo, un ricordo che ti fa troppo male, un calorifero che non funziona. E anche nella città più bella ci sono posti dove da sola non andresti mai, specialmente di notte, i parcheggi che mancano, il negozio con la commessa maleducata ma che è più vicino a casa e tu non hai tempo e devi andarci comunque, ci sono stagioni che sembrano non finire mai e anni in cui ti senti stretto ovunque. Perchè ti crescono le spalle e quella città ti sembra un abito da dismettere, che non ti sta più bene e che non intendi portare addosso per tutta la vita. Perchè ne vuoi uno più bello, più comodo, senza rattoppi. E magari un giorno te lo togli di dosso davvero.
Non ci sono nemmeno nata io in questa città. Ma ti succede di amare una cosa così, senza sceglierla. E quella che ho rivisto stanotte è quella che amo, quella buia, quella dove non andresti di notte da sola. E ho pianto. Perchè la amo nonostante questo. E questo amore lo conosco bene, questo andare negli angoli un po' scuri delle cose, sdraiarsi sulle ombre, innamorarsene.
Il mondo idolatra le bucce.
Io amo. E ti amo. Oltre il verde dei tuoi occhi, amo quello che hanno visto. E la tua anima, come la mia città, con quelle strade dove non vorresti mai andare, e i rattoppi, e una stanza dove d'inverno fa troppo freddo e d'estate troppo caldo e qualche ricordo che fa troppo male. E' un po' questo. Appena sveglia, in pigiama, coi capelli spettinati e gli occhi ammaccati. E tu la ami e pensi che non ci sia niente di più bello da guardare che lei in quel momento. E lo pensi davvero.

Sindaco delle Scimmie 30.06.2012

Non m'interessa sapere



"Non mi interessa sapere qual è il tuo mestiere... 

Voglio sapere per che cosa si strugge il tuo cuore
e se hai il coraggio di sognare l'incontro con ciò che esso desidera. 

Non mi interessa sapere quanti anni tu abbia... 
Mi interessa sapere se correrai il rischio di fare il pazzo per il tuo sogno,
per l'avventura di essere vivo. 

Non mi interessa sapere quali pianeti quadrano con la tua luna... 
Voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dolore, se le difficoltà
della vita ti hanno portato ad aprirti oppure ... a chiuderti in te stesso
nel timore di soffrire ancora! ... 
Voglio sapere se sei capace di stare nel dolore, senza far nulla per nasconderlo,
o per allontanarlo, o cristallizzarlo. 
Voglio sapere se sei capace di stare nella gioia, tua o mia, se puoi scatenarti 
nella danza e lasciare che l'estasi ti invada fino alla punta delle dita 
dei piedi o delle mani, senza esortarci ad essere prudenti o realistici,
o consapevoli dei limiti umani. 

Non mi interessa sapere se la storia che mi racconti è vera... 
Voglio sapere se sei capace di deludere un altro per restare fedele a te 
stesso, e di non tradire mai la tua anima , a costo di lasciare che gli 
altri ti chiamino traditore. 
Voglio sapere se puoi essere di parola, e quindi degno di fiducia. 
Voglio sapere se sei capace di trovare la bellezza anche nei giorni in cui 
il sole non splende, 


e se puoi dare inizio alla tua vita sulle sponde di 
un lago, gridando "sì" al bagliore d'argento della luna piena. 

Non mi interessa sapere dove vivi, né quanto denaro possiedi... 
Voglio sapere se dopo una notte disperata di pianto sei capace di alzarti,
così come sei, sfinito e con l'anima ricoperta di lividi, per metterti a 
fare quello che c'è da fare per i bambini. 

Non mi interessa sapere chi conosci, nè come ti trovi qui... 
Voglio sapere se starai in piedi al centro del fuoco, senza tirarti indietro.


Non mi interessa sapere che cosa hai studiato, né con chi e neppure dove...

Voglio sapere che cosa ti sostiene da dentro quando tutto il resto viene 
a mancare. 
Voglio sapere se puoi stare da solo con te stesso, 
e se la tua compagnia 
ti piace veramente, nei momenti di vuoto" 
(Oriah Mountain Dreamer)

Ho paura di essere felice



Forse la verità è che ho paura di essere felice. E allora cerco di non pensarci, perchè quella felicità già una volta ci è stata negata e so bene cosa si prova dopo. Una speranza che, fottendosene di sembrare banale, fino all'ultimo non vuole morire. I singhiozzi di un pianto che a lungo non si è saputo consolare. Il tempo cura tutto. Dicono. Ci illudiamo di trovare nel suo scorrere la nostra panacea. La verità è che il tempo mette solo distanza fra noi e le cose, non cancella niente, non cura le ferite, non zittisce le voci. Mette distanza. Semplicemente. Ma ci sono giorni e dolori e squarci che stanno inchiodati lì e, anche se li guardi da lontano e li vedi sfocati, ogni tanto tornano a ricordarti della loro esistenza. E così mi è successo che in un pomeriggio qualsiasi, nel pieno scorrere della routine, nella mia testa si è accesa questa frase: "Ho paura di essere felice". Felice per una cosa in particolare. E porto i miei pensieri altrove, ovunque, pur di non portarli lì dove ci sono voci, colori, odori, volti amati. Nell'attesa c'è molta felicità. Ma delle volte capita di scoprire che l'attesa, strada tanto stretta e faticosa da percorrere, non ha un Dove. E non ti porta da nessuna parte. 
Così, stavolta, camminando mi guardo i piedi, senza sentire le voci, gli odori, senza vedere i colori e i volti amati. Perchè se mi strappassero via di nuovo quel pezzo di felicità credo che fermerei le gambe come se fossero due cose morte e mi lascerei lì nel bel mezzo di quella strada stretta, al buio, in un silenzio rotto solo dai singhiozzi del pianto. 
Ognuno esorcizza le paure a suo modo, noi scegliamo il silenzio, ma questo era giusto che lo dicessi: "Ho paura di essere felice". Mi sto perdendo quel brivido dolcissimo che è nell'aspettare, lo so. Ma ti tengo stretta. Stavolta so dove mi porta la strada. 


Sindaco delle Scimmie 06.06.2012

Cori meu


Chiedo umilmente scusa a tutta Sossu e a tutti i Sussinchi nel mondo per essermi cimentata nella scrittura di questi pensieri nella loro lingua; vengono dal cuore, vanno ad un cuore. Semplicità di parole e forza di sentimenti. Mi sono emozionata scrivendola e anche rileggendola.

A te, cori meu. 




Nudda m'ammenta più arimani,
inghibi v'erani notti senza sthelli,
mancabi tu, mancaba lu rippiru.


Inogghi non sura ventu.
Inogghi sei tu
e semmu umpari. 


Non m'isceddià ti diggu,
soggu sugnendi te.
Imparami curori e zèru,
imparami parauri nobi,
cumenti m'hai già imparaddu Amori.


Soggu sugnendi chissu chi zischabu,
luzi di luna,
arenu d'ogni dì.


Intendu lu cori meu
e mi pari lu tò. 

Sindaco delle Scimmie 26.05.2012

Statte zitta




E statte zitta
che ne sai tu de quello che sento
c'ho na fitta ma nun me lamento, nun me lamento
Amore un corno
i panni s'asciugano soli
e sto freddo non viene da fori
io ce l'ho dentro

Me ne andrò su una barca de fiori
Me ne andrò però nun me lamento

Solo me chiedo perchè
sto così bene co te
Io che non ho paura
nella notte scura
A fa risse, guerre, scommesse
mille schifezze
Tremo tremo forte fra le tue carezze
Tremo tremo forte fra le tue carezze

E statte zitta
che ne sai tu de quello che ho visto
Eri bella in un altro posto
e non insisto
Amore in fondo
la vita mia è una bottiglia che se scola
e non me serve fra le lenzuola
chi me consola

Me ne andrò su una barca che vola
Me ne andrò ma non resterai sola

Solo me chiedo perchè
sto così bene co te
Io che non ho paura
nella notte scura
A fa risse, guerre, scommesse
mille schifezze
Tremo tremo forte fra le tue carezze
Tremo tremo forte fra le tue carezze

Me ne andrò su una barca d'argento
Me ne andrò su una barca che vola
Me ne andrò ma non resterai sola

Abriri





Sthanotti, primma di cuschatti, acciaraddi a lu baschoni, abbaidda la luna e pensa a me, e in mezzu a tutti chissi isthelli, abbaidda chissa più manna...chissa più bedda soggu eu... soggu eu chi soggu ridendi, ma ti veggu pignendi.

"Drommi... drommi, chi isthanotti vengu ni li sogni doi, drommi... drommi... drommi, chistha notti coschaddi in biancu chi zi cuiubemmu drentu a un sognu". 

Tu non pignì pai me chi intantu eu isthoggu bè, inogghi è un incantu,e basjammi a mamma e a babbu, non rimanì in casa, devi iscì , lu cori devi abrì a un alsthru amori, eu ti soggu abbaiddendi, ma ti veggu pignendi.

"Drommi... drommi, chi isthanotti vengu ni li sogni doi, drommi... drommi... drommi, chistha notti coschaddi in biancu chi zi cuiubemmu drentu a un sognu".
"Drommi... drommi, chi isthanotti vengu ni li sogni doi, drommi... drommi... drommi, chistha notti coschaddi in biancu chi zi cuiubemmu drentu a un sognu". 

Dai sospiri



Dai sospiri nasce qualcosa,
Ma non dolore, questo l’ho annientato
Prima dell’agonia; lo spirito cresce,
Scorda, e piange;
Nasce un nonnulla che, gustato, è buono;
Non tutto poteva deludere;
C’è, grazie a Dio, qualche certezza:
Che non è amore se non si ama bene,
E questo è vero dopo perpetua sconfitta.

Dopo siffatta lotta, come il più debole sa,
C’è di più che il morire;
Lascia i grandi dolori o tampona la piaga,
Ancora a lungo egli dovrà soffrire,
E non per il rimpianto di lasciare una donna in attesa
Del suo soldato sporco di parole
Che spargono un sangue così acre.

Se ciò bastasse, se ciò bastasse a dar sollievo al male,
Il provare rimpianto quando quello è perduto
Che mi rendeva felice nel sole,
Quanto felice il tempo che durava,
Se ambiguità bastassero e abbondanza di dolci menzogne,
Potrebbero le vacue parole sostenere tutta la sofferenza
E guarirmi dai mali.

Se ciò bastasse, osso, tendine, sangue,
Il cervello attorcigliato, i lombi ben fatti,
Cercando a tastoni la materia sotto la ciotola del cane,
L’uomo potrebbe guarire dal cimurro.
Ché tutto quello che va dato, io l’offro:
Briciole, stalla, e cavezza.

Dylan Thomas 

Il filosofo overground

Con Marx ho vissuto di rendita per anni.... E già!!!!!! 


Mancava Mister G al mio blog! Cazzo!!
L'UOMO E' UN BAMBINO CHE HA TROPPA PAURA

Dalla mia bocca



Cadi dalla mia bocca,
succo di ciliegia
in un angolo,
baci di zucchero a velo.
Cadi tra le mie braccia:
frammenti danzanti d'infinito
sottratti alla notte.

Scendi dalla mia bocca,
goccia di miele
e cristallo,
scendi in un cesto di mele
e lasciami respiri di stella
ad indicare il cammino.

Sindaco delle Scimmie 31.01.2012

Carillon



Donna in cuore di donna
sai far danzare amore
come musica su un carillon
mi sai fermare il tempo nelle mani
il respiro nel petto
i baci sulla bocca

Fiore in punta di piedi
sai far passare il vento
quello freddo
che lascia ferite come giorni di sangue
o sentieri di pietra
da percorrere scalzi

Luce di piccola stella
mi sai scaldare i giorni
e far sbocciare i sogni

Donna, amore di donna,
che musica,
non la fermare.
Sindaco delle Scimmie 19.01.2012