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E' molto facile amare le cose belle.




E' molto facile amare le cose belle. Rimanere incantati davanti ai colori sgargianti di un fiore, le linee perfette di un dipinto, la maestosità di un edificio, la profondità di un paio d'occhi. La Bellezza si offre a chiunque. A qualunque sguardo. E' che non ti puoi limitare ad amare solo la buccia delle cose, nè ad amarle tutte. Nel più profondo del cuore ci puoi mettere solo un fiore, solo un paio d'occhi. Solo una città, solo una donna. E a volte sono due posti e due amori che si rassomigliano molto.
Stanotte ho rivisto la mia città. Il cuore della mia città. E ancora una volta ho imparato che l'amore è questo. Questo che sento. Perchè amare le cose belle è molto facile, o amarne solo la buccia. Ma dietro le bucce ci sono le cose vere. E le cose vere non sempre sono belle. Ma per amarle davvero ci devi entrare, devi imparare a conoscerle e se, dopo averle conosciute, quelle cose ti piacciono ancora, allora le ami davvero. Perchè anche nel palazzo più bello, dentro c'è un muro dove attecchisce la muffa, una stanza dove d'inverno fa troppo freddo e d'estate troppo caldo, un ricordo che ti fa troppo male, un calorifero che non funziona. E anche nella città più bella ci sono posti dove da sola non andresti mai, specialmente di notte, i parcheggi che mancano, il negozio con la commessa maleducata ma che è più vicino a casa e tu non hai tempo e devi andarci comunque, ci sono stagioni che sembrano non finire mai e anni in cui ti senti stretto ovunque. Perchè ti crescono le spalle e quella città ti sembra un abito da dismettere, che non ti sta più bene e che non intendi portare addosso per tutta la vita. Perchè ne vuoi uno più bello, più comodo, senza rattoppi. E magari un giorno te lo togli di dosso davvero.
Non ci sono nemmeno nata io in questa città. Ma ti succede di amare una cosa così, senza sceglierla. E quella che ho rivisto stanotte è quella che amo, quella buia, quella dove non andresti di notte da sola. E ho pianto. Perchè la amo nonostante questo. E questo amore lo conosco bene, questo andare negli angoli un po' scuri delle cose, sdraiarsi sulle ombre, innamorarsene.
Il mondo idolatra le bucce.
Io amo. E ti amo. Oltre il verde dei tuoi occhi, amo quello che hanno visto. E la tua anima, come la mia città, con quelle strade dove non vorresti mai andare, e i rattoppi, e una stanza dove d'inverno fa troppo freddo e d'estate troppo caldo e qualche ricordo che fa troppo male. E' un po' questo. Appena sveglia, in pigiama, coi capelli spettinati e gli occhi ammaccati. E tu la ami e pensi che non ci sia niente di più bello da guardare che lei in quel momento. E lo pensi davvero.

Sindaco delle Scimmie 30.06.2012

Non m'interessa sapere



"Non mi interessa sapere qual è il tuo mestiere... 

Voglio sapere per che cosa si strugge il tuo cuore
e se hai il coraggio di sognare l'incontro con ciò che esso desidera. 

Non mi interessa sapere quanti anni tu abbia... 
Mi interessa sapere se correrai il rischio di fare il pazzo per il tuo sogno,
per l'avventura di essere vivo. 

Non mi interessa sapere quali pianeti quadrano con la tua luna... 
Voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dolore, se le difficoltà
della vita ti hanno portato ad aprirti oppure ... a chiuderti in te stesso
nel timore di soffrire ancora! ... 
Voglio sapere se sei capace di stare nel dolore, senza far nulla per nasconderlo,
o per allontanarlo, o cristallizzarlo. 
Voglio sapere se sei capace di stare nella gioia, tua o mia, se puoi scatenarti 
nella danza e lasciare che l'estasi ti invada fino alla punta delle dita 
dei piedi o delle mani, senza esortarci ad essere prudenti o realistici,
o consapevoli dei limiti umani. 

Non mi interessa sapere se la storia che mi racconti è vera... 
Voglio sapere se sei capace di deludere un altro per restare fedele a te 
stesso, e di non tradire mai la tua anima , a costo di lasciare che gli 
altri ti chiamino traditore. 
Voglio sapere se puoi essere di parola, e quindi degno di fiducia. 
Voglio sapere se sei capace di trovare la bellezza anche nei giorni in cui 
il sole non splende, 


e se puoi dare inizio alla tua vita sulle sponde di 
un lago, gridando "sì" al bagliore d'argento della luna piena. 

Non mi interessa sapere dove vivi, né quanto denaro possiedi... 
Voglio sapere se dopo una notte disperata di pianto sei capace di alzarti,
così come sei, sfinito e con l'anima ricoperta di lividi, per metterti a 
fare quello che c'è da fare per i bambini. 

Non mi interessa sapere chi conosci, nè come ti trovi qui... 
Voglio sapere se starai in piedi al centro del fuoco, senza tirarti indietro.


Non mi interessa sapere che cosa hai studiato, né con chi e neppure dove...

Voglio sapere che cosa ti sostiene da dentro quando tutto il resto viene 
a mancare. 
Voglio sapere se puoi stare da solo con te stesso, 
e se la tua compagnia 
ti piace veramente, nei momenti di vuoto" 
(Oriah Mountain Dreamer)

Ho paura di essere felice



Forse la verità è che ho paura di essere felice. E allora cerco di non pensarci, perchè quella felicità già una volta ci è stata negata e so bene cosa si prova dopo. Una speranza che, fottendosene di sembrare banale, fino all'ultimo non vuole morire. I singhiozzi di un pianto che a lungo non si è saputo consolare. Il tempo cura tutto. Dicono. Ci illudiamo di trovare nel suo scorrere la nostra panacea. La verità è che il tempo mette solo distanza fra noi e le cose, non cancella niente, non cura le ferite, non zittisce le voci. Mette distanza. Semplicemente. Ma ci sono giorni e dolori e squarci che stanno inchiodati lì e, anche se li guardi da lontano e li vedi sfocati, ogni tanto tornano a ricordarti della loro esistenza. E così mi è successo che in un pomeriggio qualsiasi, nel pieno scorrere della routine, nella mia testa si è accesa questa frase: "Ho paura di essere felice". Felice per una cosa in particolare. E porto i miei pensieri altrove, ovunque, pur di non portarli lì dove ci sono voci, colori, odori, volti amati. Nell'attesa c'è molta felicità. Ma delle volte capita di scoprire che l'attesa, strada tanto stretta e faticosa da percorrere, non ha un Dove. E non ti porta da nessuna parte. 
Così, stavolta, camminando mi guardo i piedi, senza sentire le voci, gli odori, senza vedere i colori e i volti amati. Perchè se mi strappassero via di nuovo quel pezzo di felicità credo che fermerei le gambe come se fossero due cose morte e mi lascerei lì nel bel mezzo di quella strada stretta, al buio, in un silenzio rotto solo dai singhiozzi del pianto. 
Ognuno esorcizza le paure a suo modo, noi scegliamo il silenzio, ma questo era giusto che lo dicessi: "Ho paura di essere felice". Mi sto perdendo quel brivido dolcissimo che è nell'aspettare, lo so. Ma ti tengo stretta. Stavolta so dove mi porta la strada. 


Sindaco delle Scimmie 06.06.2012