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Ho paura di essere felice



Forse la verità è che ho paura di essere felice. E allora cerco di non pensarci, perchè quella felicità già una volta ci è stata negata e so bene cosa si prova dopo. Una speranza che, fottendosene di sembrare banale, fino all'ultimo non vuole morire. I singhiozzi di un pianto che a lungo non si è saputo consolare. Il tempo cura tutto. Dicono. Ci illudiamo di trovare nel suo scorrere la nostra panacea. La verità è che il tempo mette solo distanza fra noi e le cose, non cancella niente, non cura le ferite, non zittisce le voci. Mette distanza. Semplicemente. Ma ci sono giorni e dolori e squarci che stanno inchiodati lì e, anche se li guardi da lontano e li vedi sfocati, ogni tanto tornano a ricordarti della loro esistenza. E così mi è successo che in un pomeriggio qualsiasi, nel pieno scorrere della routine, nella mia testa si è accesa questa frase: "Ho paura di essere felice". Felice per una cosa in particolare. E porto i miei pensieri altrove, ovunque, pur di non portarli lì dove ci sono voci, colori, odori, volti amati. Nell'attesa c'è molta felicità. Ma delle volte capita di scoprire che l'attesa, strada tanto stretta e faticosa da percorrere, non ha un Dove. E non ti porta da nessuna parte. 
Così, stavolta, camminando mi guardo i piedi, senza sentire le voci, gli odori, senza vedere i colori e i volti amati. Perchè se mi strappassero via di nuovo quel pezzo di felicità credo che fermerei le gambe come se fossero due cose morte e mi lascerei lì nel bel mezzo di quella strada stretta, al buio, in un silenzio rotto solo dai singhiozzi del pianto. 
Ognuno esorcizza le paure a suo modo, noi scegliamo il silenzio, ma questo era giusto che lo dicessi: "Ho paura di essere felice". Mi sto perdendo quel brivido dolcissimo che è nell'aspettare, lo so. Ma ti tengo stretta. Stavolta so dove mi porta la strada. 


Sindaco delle Scimmie 06.06.2012

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