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L'uomo che amavi

"Il poeta è un fingitore
finge così totalmente
da fingere che è dolore
il dolore che davvero sente"
                                     Pessoa

"Noi non ci realizziamo mai.
Siamo due abissi - un pozzo che fissa il cielo."
Pessoa


"La stanchezza di tutte le illusioni e di tutto ciò che c'è nelle illusioni - la loro perdita, l'inutilità di averle, la prestanchezza di doverle avere per perderle, il rammarico di averle avute, la vergogna intellettuale di averle avute sapendo che avrebbero fatto tale fine. La coscienza dell'incoscienza della vita è la più vecchia imposta sull'intelligenza. Ci sono intelligenze incoscienti - brillii dello spirito, correnti di pensiero, misteri e filosofie - che hanno lo stesso automatismo dei riflessi corporei, come la gestione che il fegato e i reni fanno delle loro secrezioni." (Pessoa)
Quando non so più che dire, quando ho finito di scavare e anche di raschiare il fondo, parlo con le parole di qualcun altro. Cerco chi possa aver descritto come mi sento, perchè io non ne ho la forza, il tempo, la voglia di farlo. Oggi è uno di quei giorni, che le emozioni vorrebbero diventare parole e invece rimangono paralizzate sulla punta delle dita e della lingua. Non si fanno prendere, non si fanno plasmare; il silenzio m'inghiotte come una notte che scende veloce dietro di me, senza scampo, senza possibili ripari. Il buio non ha consistenza, entra ovunque, gas velenoso che ti intossica fin dentro la più remota cellula. Silenzio e lacrime, notte e pioggia. E non c'è niente di romantico nella notte o nella pioggia. E' solo buio, acqua. In cui soffocare, affondare, annegare. Le mie parole sono uccelli, rapaci, con artigli che feriscono, forse inconsapevoli, per istinto, perchè servono a dare nutrimento, a sopravvivere. Le mie parole sono uccelli, vanno in alto, planano, si perdono in cieli limpidi e sterminati oppure scendono in picchiata, senza paura, senza chiudere gli occhi, forza, istinto, passione. Senza le mie parole sono un nulla. Un nulla nel vuoto infinito. Meno di un granello di sabbia, più codardo di un animale che si finga morto per non morire davvero, il più misero dei miseri esseri viventi. Chiedermi di non parlare equivale a mettere dei lacci alle zampe di quei rapaci, dir loro "puoi volare, ma solo fin qui". E' pazzia, disperazione, morte prematura. Non sono io quella che sa fare gesti eclatanti, il massimo che mi riesce è di chiedere scusa o dire ti amo. Soffro. Amo. Dico un sacco di cazzate. Scrivo. Non sono fatta per questo mondo e non permetto a nessuno di entrare nel mio. Condivido tutti i miei pensieri, le cose che escono dalle mie mani, ci sono spiragli in me, che basterebbe coglierli per infilarsi lì dentro e vedere che cosa ci nascondo. Qualcuno ogni tanto ne vede uno e ci s'infila dentro. La maggior parte delle volte non è così. E chi ci entra se ne scappa via presto... dal mio pozzo profondo (istinto, passione, cuore). Sì, aspetto che il giorno finisca, è così che oggi mi sento.  



L'uomo che amavi
                            l'uomo che ti amava
quello a cui tremavano le gambe
               perso dentro i tuoi occhi
                        e in ogni tuo sorriso
                                                       equilibrista
                    sopra i fili del tuo cuore
    anelli sul comodino
        lacci nei capelli
           poesie tra le coperte

                         L'uomo di ieri
è solo il riflesso                        in uno specchio
                 la testa di un vecchio
                  le rughe di un tempo
non ha più anelli tra le dita
       le dita tra i tuoi capelli
           i tuoi capelli sul petto
L'uomo di ieri
       ha gli occhi chiusi
le mani stanche
          le tasche piene
di sogni in pezzi

L'uomo che amavi è diventato un altro uomo
che, seduto, aspetta.

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